Dopo oltre 20 anni di restauro, la tomba di Amenofi III (KV 22) è stata finalmente aperta per la prima volta al pubblico. L’ultima dimora di uno dei faraoni più gloriosi della storia egizia era infatti, per assurdo, ancora chiusa dalla sua scoperta nella Valle dei Re, a Tebe Ovest, che risale addirittura alla fine del ‘700 e in particolare alle esplorazioni dei “savants” della spedizione napoleonica in Egitto nel 1799.
La tomba di Amenofi III è stata in seguito studiata da egittologi del calibro di Rosellini, Lepsius, Loret, Davis, Carter, Hornung e Piankoff e scavata dal 1989 della Waseda University. Nonostante tutti questi interventi di indagine e documentazione, la struttura è sempre rimasta piuttosto abbandonata, con frammenti di pittura asportati dagli esploratori europei (alcuni sono esposti al Louvre) e danni causati da infiltrazioni d’acqua, sali e guano di pipistrelli.
La missione giapponese, affiancata dal 2001 dall’UNESCO, si è occupata finalmente di un lungo progetto di pulizia e restauro delle pitture parietali, consolidamento strutturale della tomba e dei pilastri in particolare, copertura del pavimento con passerelle in legno e ricostruzione parziale degli oltre 200 pezzi in cui era diviso il coperchio del sarcofago di granito di Amenofi III. Ora, per visitare la tomba occorrerà fare un biglietto aggiuntivo, come per quelle di Tutankhamon o Seti I.
La cerimonia di apertura si è tenuta la mattina del 4 ottobre nel ramo occidentale della Valle dei Re, Tebe Ovest, alla presenza dei rappresentanti degli enti coinvolti nell’operazione, quali Sherif Fathy, ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Mohamed Ismail, segretario generale del Consiglio Superiore delle Antichità, Nuria Sanz, direttrice dell’ufficio regionale UNESCO al Cairo, e i restauratori della Higashi Nippon University.




