Il Museo Egizio del Cairo, a pochi giorni dall’inaugurazione del Grand Egyptian Museum, sembra destinato all’oblio. In molti si chiedono quale sarà il suo destino e se sarà chiuso una volta svuotato. In realtà, il museo di Piazza Tahrir è ancora vivo e continua ad avere un inesauribile patrimonio di antichità egizie. Anzi, le sue sale stanno gradualmente mutando grazie a spostamenti, nuovi allestimenti e finalmente al meritato spazio dato a reperti straordinari che prima erano quasi soffocati dall’ossessione per Tutankhamon.
Basti pensare a pezzi come la Tavolozza di Narmer, la statua di Djoser dal suo serdab, la piccola scultura in avorio di Cheope, Chefren seduto in trono, le triadi di Micerino, le oche di Meidum, la coloratissima coppia di Rahotep e Nofret, l’impressionante statua in legno del cosiddetto “sindaco” Kaaper, lo scriba rosso; e ancora la statua di Mentuhotep II, quella in legno del ka di Auibra Hor, i rilievi dal tempio di Hatshepsut, la cappella con la vacca Hathor dal tempio di Thutmosi III, un’intera sala dedicata ad Akhenaton e Amarna, la statua rebus di Ramesse II bambino, la triade di Ramesse III incoronato da Horus e Seth fino alle nuove gallerie della statuaria tarda, tolemaica e romana.
Il Museo Egizio del Cairo resta un’istituzione inamovibile per l’egittologia mondiale e vale la pena raccontare la sua storia ultracentenaria, anche se l’attenzione di tutti ora è rivolta al Grand Egyptian Museum.
I Giardini di El-Ezbekia e la Cittadella di Saladino (1835-1858)
La prima collezione di antichità egizie in Egitto risale al 1835, quando Muhammed Ali, il khedivé d’Egitto, cioè il governatore del Paese per conto dell’Impero ottomano, promulgò la prima legge scritta sulla tutela del patrimonio archeologico egiziano. Contestualmente, fu creato il primo museo al Cairo, nei Giardini di El-Ezbekia, un’area verde ancora esistente nel quartiere di Down Town, che tuttavia non era aperto al pubblico.
Il nucleo di reperti, che cresceva sempre di più insieme alle scoperte che si susseguivano nella prima metà dell’Ottocento, fu trasferito nel 1851 in un edificio nella Cittadella di Saladino. Se volete vedere questi reperti, però, dovete stranamente andare a Vienna, nel Kunsthistorisches Museum. Perché? Said Pascià, figlio di Muhammed Ali, donò la quasi totalità della collezione all’Arciduca Massimiliano Giuseppe d’Austria-Este in visita in Egitto nel 1854.
Auguste Mariette e il Museo di Boulaq (1863-1890)

A questo punto, bisognava ricominciare tutto da capo, ma di materiale per formare un museo di certo non mancava. Il vero antenato del Museo Egizio del Cairo fu istituito poco dopo ed è legato ad Auguste Mariette, celebre egittologo francese scopritore, fra le altre cose, del Serapeo di Saqqara. Nel 1858 Mariette fondò il Servizio delle antichità d’Egitto e un nuovo museo nel quartiere di Boulaq. La sede, un classico edificio in stile neo-egizio, fu costruita direttamente sulla sponda del Nilo e inaugurata al pubblico nel 1863. La vicinanza al fiume fece sì che, durante una disastrosa piena nel 1878, i locali fossero sommersi da acqua e fango, con la perdita di diversi oggetti e soprattutto dell’archivio del direttore.
A rendere la struttura ormai inadeguata, oltre ai danni dell’inondazione, ci si mise anche la mancanza di spazio dovuta alle nuove scoperte. In particolare, dopo il ritrovamento della cachette delle mummie reali a Deir el-Bahari nel 1881, ogni angolo dell’edificio era saturo di sarcofagi e statue, così nel 1890 si decise di trovare una nuova sede per la collezione, temporaneamente spostata nella residenza privata a Giza di Ismail Pascià, governatore d’Egitto in quel periodo.

Una soluzione temporanea a Giza (1890-1902)

Le antichità furono temporaneamente spostate nella residenza privata a Giza di Ismail Pascià, nuovo governatore d’Egitto. Tuttavia, anche in questo caso, il palazzo non era stato progettato per ospitare un museo: non c’era spazio per le statue colossali, mancavano ambienti per biblioteca, uffici e laboratori, e, di nuovo, una scoperta rischiava di riempire tutti gli spazi, cioè gli oltre 250 sarcofagi della cachette di Bab el-Gasus (1891). Così, su spinta del nuovo direttore del Servizio delle Antichità, Jacques de Morgan, fu bandito un concorso internazionale per la progettazione di un museo da costruire nell’allora Piazza Ismailia, oggi Piazza Tahrir.
Il Museo Egizio del Cairo in Piazza Tahrir (1902-oggi)

Il premio era di 1000 sterline egiziane (più o meno 420.000 euro attuali) e ci furono 87 proposte tra le più grandi archistar dell’epoca. A spuntarla fu il marsigliese Marcel Dourgnon, non a caso amico di De Morgan. Il cantiere, invece, fu affidato agli impresari italiani Giuseppe Garozzo e Francesco Zaffrani che posarono la prima pietra il 1 aprile 1897. I reperti cominciarono a essere spostati il 7 maggio 1900 sotto la supervisione scientifica di Gaston Maspero e l’inaugurazione al pubblico si tenne il 15 novembre 1902, con tempistiche decisamente più veloci rispetto a quelle viste con il Grand Egyptian Museum.
Il Museo Egizio del Cairo, con 9.000 m² di esposizione e oltre 120.000 oggetti conservati, era la più importante raccolta di antichità egizie al mondo. È disposto su tre piani, di cui due accessibili al pubblico. Il piano terra, al di là della corte centrale dove sono esposti i reperti monumentali come i colossi di Amenofi III e Tiye, prevede un percorso cronologico, dal predinastico all’epoca greco-romana. Nel primo piano, invece, ci sono sale tipologiche con oggetti raggruppati per contesto, tipologia o funzione; sono inoltre estosti contesti interi, come il corredo funerario di Yuya e Tuia, il tesoro della necropoli reale di Tanis e diversi sarcofagi dalla cachette di Bab el-Gasus.

Gli altri musei del Cairo

Negli ultimi anni, altri grandi musei archeologici sono stati inaugurati nella capitale egiziana. Abbiamo già citato il Grand Egyptian Museum, a due passi dalle Piramidi di Giza, il cui progetto era stato lanciato addirittura nel 2002, ma che ha aperto le porte ai visitatori– almeno parzialmente – solo nel 2022. Altrettanto lungo è stato l’iter di realizzazione del National Museum of Egyptian Civilization nel quartiere di Fustat, inaugurato il 3 aprile 2021, dopo 17 anni dall’inizio dei lavori, con la parata delle mummie reali.
Ma al Cairo ci sono molti altri nuclei di antichità egizie minori. I primi sono visitabili letteralmente appena si mette piede in Egitto, perché nell’aeroporto internazionale ci sono due piccoli musei archeologici nei terminal 2 e 3. Un altro fuori dai comuni giri turistici è il Museo all’aperto dell’obelisco di Sesostri I, nel quartiere di Matariyya, dove si trovava l’importantissimo complesso templare di Eliopoli.
Una vera chicca è invece la casa museo di Gayer-Anderson, gioiello nascosto nella Cairo storica (per approfondire). Il nome non sarà nuovo agli amanti dell’egittologia perché è legato a uno dei pezzi più famosi del British Museum, per l’appunto il gatto in bronzo che il medico dell’esercito britannico Robert Grenville Gayer-Anderson donò nel 1907. Ritiratosi a vita privata, Gayer-Anderson restò al Cairo, passando il tempo a collezionare antichità. Alcune di queste sono conservate nelle sue due meravigliose residenze ottomane del Cinque- e Seicento che adesso sono sede del museo. Una curiosità per gli amanti del cinema e di James Bond in particolare: queste stanze sono state usate come set per il film “007 – La spia che mi amava”.
Qualche antichità egizia è rintracciabile anche tra Helwan Corner Museum, Museo dell’Agricoltura, Museo Nazionale Militare, Museo della medicina di Qasr el-Ein; ma, tralasciando il periodo faraonico, imprescindibili sono il Museo Copto e il Museo d’Arte Islamica.
Per approfondire:
- https://egyptianmuseumcairo.eg/history-of-the-egyptian-museum/
- Mariette A., Album du Musée de Boulaq : comprenant quarante planches, Le Caire 1872
- Catalogue général des antiquités égyptiennes du Musée du Caire
- The Egyptian Museum Cairo. Official Catalogue, Mainz am Rhein 1987
- Per tutti i prezzi: https://www.djedmedu.com/prezzi-dei-musei-e-siti-egiziani/




